Storie di vita

Quaranta biografie di italiane e di italiani che partirono alla ricerca di una vita migliore verso la Merica: Brasile, Argentina, Stati Uniti.

1891-1973, Stati Uniti, Castiglia Francesco

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FRANCESCO CASTIGLIA (1891 - 1973)

Francesco Castiglia nasce a Lauropoli, un piccolo paese in provincia di Cosenza, nel 1891. Poco dopo la sua nascita, il padre parte per gli Stati Uniti e si stabilisce a East Harlem, un degradato quartiere di New York. Nel 1900 ottiene che il resto della famiglia lo raggiunga: così la moglie e i due figli, Edoardo e Francesco, s’imbarcano sul S/s Napolitan Prince. L’inserimento dei ragazzi, nel contesto della New York di inizio secolo, non è semplice. È un ambiente duro, violento. Il fratello maggiore di Francesco, che ha americanizzato il suo nome in Edward, è quello che apre la strada nel mondo delle gang newyorkesi. Anche Francesco, all’età di 13 anni ne diviene membro e si fa chiamare Frankie. Inizia così una carriera di piccoli crimini, rapine e furti, che lo porta in prigione nel 1908 e nel 1912. Il “passaggio” avviene nel 1915, quando a 24 anni, Frank torna in carcere, stavolta per porto d’armi illegale. Prima di entrare in carcere, a 24 anni, si sposa: la moglie è una giovane ebrea immigrata, Lauretta Giegerman, sorella di un suo compagno di banda. L’esperienza in carcere è dura: Frank giura a se stesso di tenersi alla larga della prigione. Questo non significa emendarsi, anzi, con il passare degli anni, Castiglia estende la sua influenza in quello che è chiamato l’ underworld di New York, usando gli altri per gli atti violenti, in modo da rimanere esente dalle responsabilità. E in questo sarà bravissimo: per oltre 37 anni si terrà lontano dalla prigione. Frank Castiglia inizia a “lavorare” con il potente capo mafioso di East Harlem, Ciro Terranova. Ma lavora anche con i nuovi “emergenti”, i giovani come Lucky Luciano, Vito Genovese e Tommy Lucchese. Ma non ci sono solo italiani: Frank, attraverso la moglie e le alleanze sul territorio, arriva ad allearsi con i boss Meyer Lansky e Bugsy Siegel. È un tessuto radicato e articolato quello a cui partecipa attivamente Frank, ma il futuro riserva straordinarie opportunità. Nel 1919 si apre la fase del “proibizionismo”, con il divieto della produzione e vendita di alcolici, e l’enorme mercato illegale che si apre di conseguenza, gli affari delle gang crescono in modo esponenziale. Nello stesso tempo Frank lavora ad accordarsi con un’altra criminalità potente e diffusa, quella irlandese, dominata da personaggi come Killer Madden e Big Bill Dwyer. Ed è in questo periodo che Frank inizia a farsi chiamare “Costello”. Il proibizionismo dura fino al 1932 e in questa fase di lotta tra le bande assume il controllo indiscusso della mafia americana Lucky Luciano (alias Salvatore Lucania, altro immigrato). Al suo fianco, nel ruolo di “primo ministro” della mafia, opera Frank Costello. Fino al 1937, Lucky Luciano resta in libertà, quindi finisce in cella - fino al 1946 - ma dalla prigione continua a governare “Cosa Nostra” attraverso di lui. Estradato in Italia Lucky Luciano, il controllo dell’organizzazione passa proprio a Costello che la governa per un decennio. In questo periodo è costretto a testimoniare in una commissione d’inchiesta parlamentare e diventa noto per la sua scelta di non farsi riprendere il volto: per molti americani quelle mani e quella voce che compare sui primi teleschermi saranno le mani e la voce della mafia. Di fronte al nuovo e violento boss rampante Vito Genovese, Costello rinuncia al potere, lasciando al giovane il controllo della famiglia e degli affari. Ritiratosi, almeno apparentemente, dagli affari, muore in ospedale a New York per un attacco di cuore nel 1973. L’anno dopo, per vendetta postuma, sarà fatta saltare in aria la sua tomba.

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