Storie di vita

Quaranta biografie di italiane e di italiani che partirono alla ricerca di una vita migliore verso la Merica: Brasile, Argentina, Stati Uniti.

1891, Stati Uniti, Biografia di Andreis Giacomo

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GIACOMO ANDREIS (1891 - ?)

Giacomo Andreis nasce nel 1891, a Marmora, nel borgo di Serre di Canosio, nelle montagne del cuneese. La sua famiglia è formata da quattro fratelli e due sorelle, oltre ai genitori. Il padre è un artigiano del legno, un bottaio.
Giacomo inizia a lavorare da piccolo, come pastore delle pecore della sua e delle altre famiglie. Racconterà che, dalla mattina alla sera, aveva da mangiare solo un pezzo di pane duro, che rendeva più morbido
mettendolo a bagno nel torrente. Più grande, accompagnerà il padre, come garzone. Il padre si sposta di centro in centro cercando lavoro e il giovane lo accompagna e gli fa da assistente. D’estate entrambi vanno alla raccolta. È una vita durissima; da vecchio la descriverà così: «Era come una guerra che non finiva mai».
In queste condizioni emigrare è quasi naturale: e Giacomo inizia andando in Francia, seguendo il padre, a fare il pastore ad Arles e Hyères. Per arrivarci, senza documenti, si passano le montagne durante l’inverno, con il pericolo delle valanghe o di morire assiderati sui passi alpini. Dall’emigrazione “vicina” a quella “lontana” il passo è breve. Giacomo è il fratello piccolo: i tre più grandi sono partiti per l’America e si sono stabiliti in California. Lo chiamano per lettera e gli inviano i soldi per il viaggio. Giacomo si aggrega a una comitiva di paesani: partono insieme 22 persone, uomini e donne. Il gruppo raggiunge Torino e, in treno, va verso Le Havre. Si imbarca con gli altri sul S/s La Lorraine, che parte il 20 aprile 1907.
Giacomo compare per primo sul foglio della Passenger List. In questa dichiara di avere 15 anni, di essere, genericamente, un labourer e di saper leggere e scrivere. La sua destinazione è Meecloud, California e dichiara di avere con sé 20 dollari, che al controllo di Ellis Island scenderanno a 18, e di essersi pagato da solo il viaggio. Arriva a New York e, insieme al gruppo, prosegue per la California. Quando ritrova i fratelli, ritrova anche un pezzo della comunità: racconterà che circa un centinaio di persone di Marmora lavoravano insieme, nella stessa azienda. Donne e uomini fanno i boscaioli, segano gli alberi e li avviano alla grande segheria, dove i falegnami ricavano le tavole che poi sono avviate al mercato delle costruzioni.
Il lavoro è duro ma pagato discretamente. I montanari sono apprezzati, anche se sono italiani, mentre non sono ben visti i lavoratori dell’Italia meridionale, chiamati sprezzantemente Blek bego (in realtà: black dagoes, pugnali neri). Nel 1911 quest’esperienza di comunità all’estero, per Giacomo, finisce. È il figlio più piccolo, e dopo la morte del padre la madre è rimasta sola. Così Giacomo decide di ritornare a casa, a fare il contadino di montagna. Passa qualche anno e scoppia la Prima Guerra Mondiale: Giacomo è arruolato e parte nel 1915, con il 244° Fanteria. Bombe, assalti, trincee, pidocchi e paura: tornato nel 1919 a casa, per mesi e mesi il soldato Andreis non riuscirà più a dormire, svegliandosi di soprassalto nella notte.
Il ritorno coincide con la recisione dei legami della famiglia emigrata: «i miei tre fratelli sono rimasti là, non mi hanno mai scritto, sono morti là», dirà a Nuto Revelli, che ne raccoglie la testimonianza il 25 settembre 1971.

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